“Repubblica” al Cep: un rione sospeso tra voglia di rinascere, servizi inesistenti e la minaccia della criminalità (2024)

Aveva tutte le carte in regola per diventare un quartiere residenziale con tanto verde e tutti i servizi necessari per i residenti, invece continua a pagare il prezzo dell’assenza di investimenti di lunga durata e delle istituzioni con dei presidi di legalità che ogni giorno combattono tutte le criticità per garantire un futuro ai più giovani. La linea 3 del tram che ha creato un ponte verso il centro della città è stata una delle scommesse più grandi. Per tanti è diventata l’unica via d’accesso a Palermo, ma da sola non basta a cambiare il volto dell’intero territorio.

Benvenuti nel quartiere San Giovanni Apostolo, per tutti il Cep, dove domani mattina i giornalisti di “Repubblica” hanno scelto di organizzare la riunione quotidiana di redazione in cui si decide il giornale dell’indomani. Una delle tante riunioni fuori porta che, ormai da un anno e mezzo, si organizzano nei diversi quartieri della città. Per la prima volta “Repubblica” va al Cep.

Alle 10 la redazione, per una volta, sarà la sede dell’istituto Giuliana Saladino, guidato da undici anni dal preside Giusto Catania. Per una scuola che funziona e che ha fatto di tutto per aprire gli spazi al quartiere — teatro, cinema, biblioteca, campi sportivi — nel quartiere ce ne sono altre occupate abusivamente da anni e trasformate in abitazioni. È successa la stessa cosa all’ex postazione decentrata del Comune.

«La scuola lavora come volano di trasformazione del territorio — dice Catania — è l’unico luogo pubblico della zona che può garantire un futuro ai ragazzi. Infatti fino alla terza media li teniamo stretti, abbiamo arginato la dispersione scolastica e creato reali opportunità. Il problema è il dopo. Tanti si perdono, alcuni invece continuano a studiare con grande successo».

Tanti educatori dell’associazione San Giovanni Apostolo che da 25 anni opera all’interno della parrocchia del quartiere, per esempio, sono ex ragazzi del quartiere che si sono laureati, anche più volte. È cresciuto alla Saladino e con le attività dell’associazione anche Lino Celesia, ucciso a 22 anni a colpi di pistola, a pochi giorni dal Natale dell’anno scorso, in una discoteca a pochi passi dal centro della città.

«Per i ragazzi del Cep a parte la scuola e le attività della nostra associazione non resta che la strada — dice Antonietta Fazio, presidente dell’associazione San Giovanni Apostolo — Chi può, infatti, se ne va via, non solo dal Cep, ma da Palermo. Chi resta dimostra grande resilienza a va avanti, nonostante l’assenza di servizi, cercando di crearsi delle prospettive di futuro. Per molti aspetti il quartiere è peggio adesso di vent’anni fa».

Sul fronte della microcriminalità, per esempio, e dell’emergenza rifiuti. Don Salvatore Petralia, sacerdote della parrocchia San Giovanni Apostolo di via Filippo Paladini, ha lanciato un forte appello lo scorso ottobre. «Non è possibile — ha scritto allora in un post della pagina Fecbook della parrocchia — non è più tollerabile che ogni giorno mentre celebriamo la santa messa, vengono rubati gli autoveicoli dei fedeli e di tante altre persone del quartiere e nel quartiere. Basta! Basta! Rubare è un peccato mortale! Convertitevi! Cambiate vita, c’è una opportunità di libertà vera per voi».

I furti vanno avanti tanto che diversi fedeli hanno ormai rinunciato a seguire la messa della domenica per paura di non ritrovare più l’auto parcheggiata.

«Dopo il Covid la situazione al Cep è precipitata — dice Fazio — Mancano i servizi essenziali, le strade sono sporchissime, ora più che mai, la differenziata “porta a porta” non è mai partita».

Se l’investimento del tram è andato a buon fine ha fallito, invece, quello sulla differenziata di prossimità. «Siamo sommersi dai rifiuti — dice il preside della scuola, capofila della rete per la promozione della cultura antimafia nella scuola che soltanto in Sicilia conta un centinaio di istituti — Anche davanti all’ingresso della scuola. Il verde del quartiere non è curato e non ci sono spazi per i ragazzi. Attendiamo ancora, da anni, che l’Istituto autonomo case popolari ci affidi un’area che potrebbe essere utilizzata come luogo pubblico destinato all’attività sportive di bambini e ragazzi».

Scuola e associazione lavorano in sinergia. Le famiglie le hanno come punti di riferimento e si cerca di avviare tutti i percorsi possibili per non perdere i ragazzi per strada. Una causa che è stata sposata anche dalla comunità di maestri e insegnanti che da anni è stabile a scuola e rinnova la scelta ogni anno. «Uno dei punti di forza dell’istituto è avere un corpo docente stabile da anni — dice Catania — Un altro è il rapporto forte con l’associazione. Siamo i veri punti di riferimento per la crescita dei bambini del quartiere».

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